La ragazza del mare by Glenn Stout

La ragazza del mare by Glenn Stout

autore:Glenn Stout
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-04-14T16:00:00+00:00


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Ritorno

L’unica lotta combattuta da Trudy durante il viaggio di ritorno a bordo dell’America fu quella contro la voce nella sua testa che continuava a chiederle cosa fosse andato storto.

Subito dopo la sconfitta aveva avuto poco tempo per riflettere sul proprio fallimento. I funzionari olimpici erano così preoccupati al pensiero di lasciare in ozio delle giovani donne a Parigi che, finite le gare, Charlotte Epstein e Louis Handley avevano portato la squadra in Inghilterra, attraversando la Manica in nave per partecipare a un’esibizione di nuoto; dopodiché erano tornati sul continente per un’altra apparizione a Bruxelles e infine erano rientrati a Parigi, dov’erano risaliti a bordo della nave che li avrebbe ricondotti a casa.

Per la maggior parte delle compagne di squadra di Trudy il viaggio di ritorno fu una festa ininterrotta. Senza la pressione psicologica delle gare imminenti si comportavano come turiste in crociera, e non dovevano nemmeno preoccuparsi di rimanere in forma. Ma Trudy se ne stava in disparte, continuando a rivivere mentalmente le proprie gare e chiedendosi invano cosa non avesse funzionato e cosa avrebbe potuto fare per rimediare. Fortunatamente, anche se le Olimpiadi si erano concluse per lei in maniera deludente, l’America quasi non se ne accorse. Nonostante le paure espresse prima dei Giochi da alcuni osservatori, secondo cui i giovani atleti americani rischiavano di interessarsi alla musica «sexy», alle acconciature femminili e alle gonne corte più che alle potenti grida di giubilo che salutavano il superamento di un record, gli Stati Uniti avevano dominato le competizioni in quasi tutte le specialità ed erano finiti in testa rispetto agli altri Paesi, raccogliendo un totale di novantanove medaglie, di cui quarantacinque d’oro. Anche nelle competizioni a squadre gli Stati Uniti ottennero splendidi risultati, vincendo in otto delle venti specialità: atletica leggera, tennis, canottaggio, lotta, tiro, boxe, rugby e naturalmente nuoto.

In realtà era proprio in acqua che gli Stati Uniti si erano imposti di più, conquistando un buon ottanta per cento delle medaglie, e la squadra femminile mancò quella d’oro in una sola gara: i 200 metri rana. Il «Literary Digest», citando a sua volta il «Pittsburgh Sun», sottolineò il valore di quella vittoria: «Indica che la gioventù americana, nonostante tutte le perplessità e le lamentele, è capace di tener testa alla gioventù e alla resistenza fisica del resto del mondo… Significa che certi luoghi comuni sul lassismo della nostra epoca in realtà sono falsi». Di conseguenza, Trudy non subì molte critiche per il proprio fallimento personale. L’America aveva vinto, perciò i suoi insuccessi vennero trascurati, ma in un certo senso così era anche peggio. Era partita per Parigi come una delle campionesse più famose della squadra, e tornava nei panni di una concorrente qualsiasi.

Tuttavia, nel suo rapporto ufficiale all’AOC, Louis Handley mise in chiaro che quella performance deludente non era stata colpa di Trudy, bensì il risultato di una cattiva pianificazione dei trasporti e degli alloggi della squadra femminile. Arrivò addirittura al punto di soffermarsi sulla sua esperienza e scusarne l’insuccesso, e Trudy fu l’unica nuotatrice da lui citata individualmente.



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